Renzi-De Magistris, patto 629 milioni per Napoli

Il risultato è un insieme di misure con lo stesso filo conduttore, una spina dorsale che lega la famigerata periferia nord all’area est e al centro storico attraverso bonifiche, opere di riqualificazione urbana, nuove infrastrutture e azioni di valorizzazione culturale che hanno un obiettivo ambizioso: scrostare il degrado e l’incuria per far emergere la grande bellezza. Ora, però, arriva la sfida più difficile: trasformare una buona volta i progetti in realtà.
Nei loro interventi in Prefettura sia Renzi che de Magistris si sono soffermati su un aspetto definito strategico, oltre che di grande civiltà: la messa in sicurezza degli edifici pubblici, in particolare delle scuole. «Ai sindaci dico di prevedere interventi di messa in sicurezza in un Paese che da tempo fa i conti con la piaga del terremoto», è stato l’appello del presidente del Consiglio. Napoli lo ha fatto scegliendo, come ha sottolineato il sindaco, di destinare a questo capitolo 75 milioni (altri 9 erano stati già assegnati alla città) dei 308 a disposizione: risorse che serviranno a riqualificare con adeguamento antisismico e risparmio energetico le sedi pubbliche istituzionali e le scuole di Napoli e provincia. Una decisione che dimostra quanto anche nei rappresentanti istituzionali abbia lasciato il segno il terribile sisma avvenuto a fine agosto nel Centro Italia.

Accanto agli edifici pubblici si interverrà pure su quelli privati recuperando un’esperienza, il progetto Sirena, che in passato ha permesso di ottenere risultati incoraggianti. Questo intervento, ha chiarito de Magistris, non si chiamerà Sirena ma il sistema che verrà adottato sarà molto simile a quello messo in campo dall’allora giunta Bassolino: si procederà, cioè, con il meccanismo degli incentivi ai privati per il restauro degli edifici del centro storico, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. A tale scopo l’amministrazione comunale, d’intesa con il governo nazionale, ha voluto destinare un tesoretto di 20 milioni. A questi fondi si devono poi aggiungere altri 5 milioni che riguardano sempre il centro storico Unesco ma che, stando al Patto, verranno impiegati per potenziare e migliorare l’igiene urbana. Come? Mediante un’ottimizzazione dei servizi di pulizia e raccolta dei rifiuti che potrà avvenire più agevolmente con l’acquisto di nuovi mezzi e attrezzature.

Per Scampia si annuncia una vera rivoluzione. La firma di ieri tra premier e sindaco porta infatti nel territorio simbolo di Gomorra 30 milioni cash nell’ambito del bando per la riqualificazione delle periferie approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 25 maggio. «Restart Scampia» si concretizza e prende forma. Il panorama di un quartiere universalmente riconosciuto come sinonimo di inferno metropolitano perderà a breve il suo malefico skyline: saranno abbattute le Vele A, C e D e la quarta diventerà il quartier generale della neonata Città metropolitana. Laddove governava Ciruzzo ’o milionario ci saranno insomma gli uffici degli eletti del popolo. La forma a volte è anche sostanza, come quella che le parti in campo devono mantenere inalterata, vale a dire che la cifra politica dovrà essere il rispetto del cronoprogramma. Fondi per Scampia, il cui progetto complessivo è di 120 milioni, risorse del governo e progetti del Comune. «Restart Scampia, da margine urbano a centro dell’area metropolitana» è l’obiettivo strategico che prevede un doppio canale di finanziamento: uno per la città capoluogo, Napoli, per un importo massimo di 18 milioni e uno per la Città metropolitana, per un importo di 40 milioni. Ieri di milioni per Napoli ne sono arrivati 30. Immediatamente spendibili. La legge dello Stato 208 prevede per il 2016 «la predisposizione di un Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia». Tale Programma «è finalizzato alla realizzazione di interventi urgenti per la rigenerazione delle aree urbane degradate».

Scampia e l’area delle Vele viene così individuata «quale elemento di cerniera con i comuni limitrofi e come area entro la quale localizzare alcune funzioni privilegiate nonché nuove funzioni, a carattere urbano e metropolitano in grado di dare una nuova articolazione alla composizione sociale del quartiere». Insomma il sinonimo di Gomorra dovrebbe diventare un nuovo centro della città. L’intervento prevede appunto la demolizione immediata delle Vele A, C, e D, e la trasformazione della vela B, temporaneamente utilizzata per ospitare alcuni nuclei familiari, destinata poi a ospitare funzioni pubbliche. Il tristemente famigerato lotto M cambierà volto. Secondo le stime dei tecnici, solo per l’abbattimento delle tre Vele occorrono 4,3 milioni, mentre per la rifunzionalizzazione della Vela B ce ne vorranno 15: ospiterà, oltre alla Città metropolitana, attività culturali, laboratori, spazi comuni, start up, un museo e molto altro. Una radicale trasformazione in senso anche morfologico per il quartiere di Scampia: basti pensare che le Vele saranno sostituite dall’Università, in particolare dalla facoltà di Scienze infermieristiche in dirittura d’arrivo. Per i giovani di Scampia e dell’area nord ci sarà quindi l’opportunità di indossare un camice bianco invece delle divise della camorra.

Napoli est. Per l’area orientale immediatamente finanziati – ovvero nel Patto – 40 milioni destinati a una infrastruttura ritenuta indispensabile, un tram leggero su gomma ma che viaggia in sede preferenziale, che collegherà l’area orientale con il Comune di Volla, dove ha sede il Centro Agroalimentare. Per valorizzare il Caan ma anche perché il tram – nella sostanza – attraverserà tutta l’area orientale con partenza da San Giovanni a Teduccio. L’effetto moltiplicatore o strategico del Patto è plasticamente fotografato dalla nascita di questa infrastruttura. A Napoli est, per esempio, sono già finanziati 89 milioni per l’adeguamento del depuratore, un’opera fondamentale perché consentirà finalmente di ripulire il mare della costa orientale: in questo modo i napoletani – nel giro di un paio di anni – potranno tornare a fare il bagno con vista Vesuvio. Una novità assoluta per tutti quelli che non sono negli «anta», una possibilità in più di sviluppo per un quartiere che paga una deindustrializzazione selvaggia.

Non è finita qui, è ovvio che il ripristino del depuratore potrà avere un impatto sull’intero territorio orientale a una sola condizione: che le bonifiche vengano fatte anche a terra. Così sono stati sbloccati altri 60 milioni dal ministero dell’Ambiente. C’è pure già un commissario che sta seguendo da vicino la situazione. Quindi la filiera messa in campo per far rinascere un territorio enorme, dove insistono come cattedrali nel deserto già industrie ad altissima tecnologia, è trasporti, depuratore, bonifiche. Dulcis in fundo, ma non perché meno importanti, il restauro dell’ex fabbrica Corradini come archeologia industriale. Potrebbe diventare il contenitore di attività per il tempo libero o chissà per nuove fabbriche 4.0, la sostanza è che non ci saranno più interventi a pioggia, non articolati all’interno di una strategia, ma 209 milioni che verranno spesi per costruire una rete di servizi. È questa la novità più importante e sostanziale del Patto: il nuovo metodo di cooperazione istituzionale tra governo e Comune.

«Quando sarà completata, la metropolitana di Napoli potrà essere la più bella del mondo», ha sottolineato Renzi. Parole a cui de Magistris ha risposto annuendo, in segno di condivisione. La linea 1, il metrò dell’arte, è ormai in dirittura d’arrivo. Oltre alla stazione di via Duomo (i cui lavori, nonostante i pesanti ritardi, sono ormai nella fase conclusiva) si tratta adesso di realizzare la tratta più importante, quella che consentirà di chiudere l’anello: da qui lo stanziamento di 42 milioni, grazie al quale il treno giallo raggiungerà anche Miano e il Centro Direzionale, passando per Secondigliano e per l’aeroporto di Capodichino (la stazione di Capodichino andrà finanziata a parte). In questo modo Napoli diventerà una delle poche città europee con una stazione del metrò all’interno dell’aeroporto (come Lisbona e Madrid). Sempre per il comparto su ferro si sblocca un altro investimento, pari a 22,5 milioni, relativo alla linea 6 e in particolare alla tratta Mergellina-piazza Municipio, che si collegherà direttamente con la linea 1: a quel punto nel sottosuolo si potrà andare senza soluzione di continuità dalla periferia nord alla zona occidentale attraversando Chiaia e il centro storico. Alla linea 6 vanno inoltre 10 milioni per il deposito officina di via Campegna.

Un intervento simile, finanziato con ulteriori 10 milioni, riguarderà pure la linea 1, con l’ampliamento del deposito dei mezzi e l’officina di manutenzione che sorgerà tra Miano e Piscinola. Resta il problema dei tempi di attesa: per accorciarli nel Patto vengono messi a disposizione 20 milioni per acquistare altri 2 treni, aggiuntivi ai 10 previsti con la gara già aggiudicata. Infine un’ultima opera dal valore strategico ma anche simbolico, finanziata con 6,9 milioni: la realizzazione della seconda uscita della stazione Materdei della linea 1 nel cuore del rione Sanità.

L’ultimo pezzo dell’intesa riguarda una serie di interventi finalizzati alla valorizzazione culturale della città, come le opere di consolidamento dell’Albergo dei Poveri (5 milioni) e quelle per la costruzione del parco archeologico di piazza Municipio (8 milioni): progettato dall’archistar portoghese Alvaro Siza, avrà come principale attrazione le barche romane ritrovate durante i lavori di realizzazione della stazione del metrò e oggi conservate in un deposito nella periferia settentrionale. Infine una misura voluta fortemente dalla giunta de Magistris, ovvero il restyling delle scale storiche, che avverrà con un fondo ad hoc di 10 milioni: è la città verticale, un tesoro unico che Napoli possiede ma che, fino ad oggi, non è mai stato valorizzato come merita.Sorgente: Renzi-De Magistris, patto 629 milioni in primo piano progetto Napoli Est | Il Mattino

 

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